In accordo con Bibliothèque nationale de
France; Société Internationale de
Recherche Emmanuel Levinas, Paris, New York, Jérusalem; Esprit (Revue) Università Ebraica di Gerusalemme; Scuola Normale Superiore, Pisa; Sorbonne
Université; UNESCO; Università di Bologna. Università “Sapienza” Roma |
Fotografia
tratta da: Marie Anne Lescourret. Levinas. |
|
|
||
|
||
|
Emmanuel Levinas
Nato a Kaunas (Lituania) nel 1906, morto a Parigi nel 1995.
Ho queste note autobiografiche tratte da un suo scritto, Difficile liberté:
"Fin dalla tenera età, la Bibbia ebraica, in Lituania, Puskin e Tolstoi, la rivoluzione russa del '17 vissuta ad undici anni in Ucraina. Dal 1923, l'Università di Strasburgo dove insegnavano allora Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, più tardi, Gérolt. L'amicizia di Maurice Blanchot e, tramite i maestri che erano stati adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, spettacolo, per un nuovo venuto abbagliante, di un popolo che eguaglia l'umanità e d'una nazione [la Francia] cui ci si può legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente quanto ci si sente legati per discendenza. Soggiorno nel 1928-29 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia già cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Léon Brunschvicg. L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel. L'affinamento intellettuale - e anti-intelletualista - di Jean Wahl e la sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal 1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Jean Wahl aveva fondato e di cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelitica Orientale... Comunità di vita quotidiana con dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani, maestro di gran prestigio - e senza pietà, di esegesi del Talmud. Conferenze annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui internazionali degli intellettuali ebrei in Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961, docenza all'Università di Poitiers, poi dal 1967 all'Università di Parigi-Nanterre e infine dal 1973 alla Sorbona. Questa varia elencazione è una biografia. Essa è dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore nazista."
Notizie
sul progetto:
Il progetto è realizzato in accordo con la Société Internationale de Recherche Emmanuel Levinas (SIREL), Parigi; Bibliothèque nationale de France; UNESCO.
Il progetto prevede la possibile traduzione dei libri indicati nel seguente elenco. I collegamenti rimandano ai libri già tradotti o la cui traduzione è in progetto.
Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo;
Altrimenti che essere o aldilà dell'essenza;
Dal sacro al santo: cinque nuove letture talmudiche;
Difficile libertà, saggi sul giudaismo.
Dossier
– L’Esprit d’Emmanuel Levinas;
Etica e infinito: dialoghi con Philippe Nemo;
Fra noi: saggi sul pensare all’altro;
I Quaderni de La notte sorvegliata – Emmanuel Levinas;
La comprensione della spiritualità nelle culture francese e tedesca;
L’aldilà del versetto, letture e discorsi talmudici;
Positività e trascendenza, seguito da Levinas e la fenomenologia;
Quaderno de l’Herne. Emmanuel Levinas;
Scoprendo l’esistenza con Husserl e Heidegger;
Teoria dell’intuizione nella fenomenologia di Husserl;
Trascendenza e intellegibilità;
Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo sono apparse nella rivista Esprit, nel 1934, quasi all’indomani dell’arrivo di Hitler al potere, e un anno dopo il Discorso del rettorato di Heidegger. “L’articolo procede – scrive Levinas in un post-scriptum del 1990 – da una convinzione che la fonte della barbarie sanguinosa del nazional-socialismo non è in un qualche anomalia contingente del ragionamento umano, né in qualche malinteso ideologico occidentale. C’è in questo articolo la convinzione che questa fonte appartiene a una possibilità essenziale del Male elementale dove buona logica può condurre e contro la quale la filosofia occidentale non s’era abbastanza assicurata.” (Dalla quarta di copertina dell’originale francese).
Le settanta nazioni: tale era il tema scelto dal 27° convegno degli intellettuali ebrei di lingua francese. Quale senso prendeva per il giudaismo, cosciente di procedere dalla Storia santa, la sua presenza nella Storia universale, accanto alle nazioni e fra esse?
Questo tema era già stato avvicinato nel corso di quattro incontri precedenti. La presente opera riproduce le cinque “letture talmudiche” che Emmanuel Levinas diede davanti questo uditorio dal 1981 al 1986.
Vi si aggiungono dei testi consacrati all’esegesi rabbinica toccanti l’amore del prossimo e dello straniero, il concetto di “kénosis”, anche i problemi dell’integrazione e della distanza che pone al giudaismo l’Europa uscita dal secolo dei Lumi. Un dibattito riunente in Olanda dei pensatori ebrei e cristiani permette di sottolineare la feconda originalità, su questo piano, del pensiero di Franz Rosenzweig. E un incontro con François Armengaud affronta alcuni temi essenziali della filosofia ebraica nel quadro della filosofia generale (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
In Alterità e trascendenza – l’ultima opera di filosofia pubblicata ancora in vita -, Emmanuel Levinas confronta degli scritti recenti con delle pagine degli anni 1960-1970, strappate al silenzio.
Questi testi ci offrono delle nuove e convincenti analisi sulla prossimità e la pace, sul divieto della rappresentazione, sui diritti dell’altro uomo, e sviluppano una sorprendente riflessione sulla morte.
Vi si ritroverà egualmente il tema della “metafisica del volto” che è al cuore del suo paesaggio concettuale.
"In questo libro parlo della responsabilità come della struttura essenziale, prima, fondamentale della soggettività. Poiché è in termini etici che descrivo la soggettività. L'etica, qui, non viene come supplemento a una base esistenziale preliminare; è nell'etica intesa come responsabilità che si annoda il nodo stesso del soggettivo. [...] L'umanità nell'essere storico e oggettivo, il varco stesso del soggettivo, dello psichismo umano, nella sua originale vigilanza o disillusione, è l'essere che si disfa della sua condizione d'essere: il dis - interessamento. E' quanto vuole dire il titolo del libro: Altrimenti che essere. [...] Essere umano, questo significa: vivere come se non si era fra gli esseri."
Dalla quarta di copertina dell'originale francese
Il libro è composto da due studi, ispirati è evidente da E. Levinas, di Guy Petitdemange e Jacques Rolland e dalle relative discussioni. Levinas interviene in queste discussioni in modo determinante.
Riporto quanto è scritto nella quarta di copertina firmato da Emmanuel Levinas:
Evocando la possibilità di un pensiero che non sia sapere, ho voluto affermare uno spirituale, che prima di tutto – prima di ogni idea – è nel fatto d’essere prossimo a qualcuno. La prossimità, la socialità stessa, è “altrimenti “che il sapere che l’esprime. Altrimenti che il sapere non è la convinzione. Ciò a cui conduce un pensiero che “mette in valore” ciò che chiamo il volto è una vita spirituale – termine di cui si diffida molto – una vita della prossimità umana. E’ essere in diversi. Essere di conseguenza con qualcuno d’estraneo, c’è qui una non-indifferenza. Questa socialità, questa prossimità, questo essere-prossimo-di non è del tutto un semplice succedaneo della coincidenza, ancor meno una convinzione sostituente una certezza. La famosa saggezza in cui la filosofia è amore – non è questa prossimità?
“Una negazione che si vorrebbe assoluta, negante ogni esistente – fino all’esistente che è il pensiero effettuante questa negazione stessa – non saprebbe mettere fine alla “scena” sempre aperta dell’essere, sell’essere nel senso verbale: essere anonimo che alcun essente non rivendica, essere senza essenti o senza esseri, incessante “tramestio”, per riprendere una metafora di Blanchot, c’è impersonale, come un “piove” o un “fa notte”. Termine congenitamente distinto dal “es giebt” heideggeriano. Non è mai stato né la traduzione, né il ribasso dell’espressione tedesca e delle sue connotazioni d’abbondanza e di generosità. (…) Occorre insistere sul carattere desertico, ossessionante e orribile del c’è e sulla sua inumana neutralità.
Neutralità da dominare. Uscita ricercata in questo libro. Analisi abbozzate in questo senso dalla relazione ad altrui”.
(Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
Importava in queste letture di fare uscire la catarsi o la de-mitizzazione del religioso che opera la saggezza ebraica, e questo contro l’interpretazione dei miti – antichi e moderni – attraverso il ricorso ad altri miti, sovente più oscuri e più crudeli, fossero più diffusi, e che passano, per questo, per profondi, sacri o universali. La Thora orale parla “in spirito e in verità”, quando essa sembra triturare dei versetti e delle lettere della Thora scritta. Essa ne libera il senso etico come l’ultima intelligibilità dell’umano e anche del cosmico.
Estratto dalla Prefazione
“Il bisogno d’evasione, scrive Emmanuel Levinas, ci conduce al cuore della filosofia. Ci permette di rinnovare l’antico problema dell’essere in quanto essere…” E’ dire che, in questo testo, sceglie – a favore di un tema fortemente heideggeriano – d’andare all’incontro delle questioni che, sempre, hanno guidato la sua ricerca: il bisogno d’evasione non è il proprio di un essere finito? Non aspira a superare i limiti dell’essere piuttosto che a fuggirlo? E perché l’essere avrebbe bisogno di uscire da sé?
Su tutti questi punti, la meditazione d’Emmanuel Levinas s’afferma qui sovrana e feconda. A impegnarvisi, ogni lettore si avvicinerà alla verità del suo destino nel cuore di una modernità tragica e opaca. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
L’incontro fra Emmanuel Levinas e Sacha Sosno non è il frutto di un caso. …
E’ verso il dibattito toccante le relazioni fra l’arte e l’etica che ho auspicato orientare l’incontro che segue. Il testo che cito risuona per me come una stupefacente “premonizione” filosofica di ciò che può significare la pratica dell’obliterazione da parte di Sacha Sosno”…
Questo incontro vede dunque la prosecuzione della meditazione d’Emmanuel Levinas sull’arte, a partire Dall’obliterazione di Sacha Sosno.
(Dalla prefazione di Françoise Armengaud)
Che significa essere soggetto? A questa domanda difficile, Emmanuel Levinas ha consacrato l’essenziale di un’opera mai definitivamente chiusa. Questo testo inedito apporta una nuova luce su un pensiero esigente, testimone durevole dei grandi avvenimenti e delle grandi catastrofi che hanno decimato il XX secolo. Levinas ritorna una nuova volta su delle questioni ricorrenti nella sua opera: l’alterità formale, la coscienza di sé, la struttura etica della soggettività, l’umanità dell’uomo, o ancora la giustizia degli incomparabili. Ma ciò che fa la specificità del testo, è senza dubbio la sua tonalità più sottilmente politica, richiesta, scrive Levinas, da un’Europa “che è anche nell’ora dei bilanci” (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese. Questo testo compare nella raccolta “Fra noi” con alcune piccole differenze).
Cos’è che può venire all’idea che non vi sia già, in qualche maniera, contenuto, o che non sia già alla misura dell’idea? Non occorrerebbe, per rendere pensabile l’assoluto – per trovare un senso a Dio – contestare che il pensiero sia coestensivo alla coscienza a guisa di un sapere sempre correlativo dell’essere e, quindi, che la filosofia coincida con l’ontologia?
Dio viene allo spirito in una conoscenza e in un dialogo per lasciarvisi tematizzare e darvi del tu, eguagliantesi così al pensiero che l’intraprende e che si vorrebbe da subito “adeguamento all’essere” e che avrebbe già le intenzioni – e l’intenzionalità – dell’ontologia?
O, votante il me ad altrui nel volto stesso dell’altro uomo, Dio non ha senso precisamente in me significante un ordine?
Questo libro cerca, in effetti, di suggerire che il senso significa non esclusivamente sotto la figura di significanti – cose, segni, parole - rinvianti a dei significati; che significa, più anticamente, a partire dal volto umano, come quando si dice significare un ordine o ordinare. Significanza originale del volto forante senza fine le sue forme plastiche e rappresentate che senza fine si richiudono sulla voce silenziosa o inaudita del comandamento significato! Risveglio e devozione suscitati a guisa di un me liberato da sé, liberato per il prossimo, anche se ci si ostina a non trovarvi che rappresentazione e coscienza di sé.
Difficile libertà, o ricerca di una morale per il tempo presente. Un testo con insegna la tradizione ebraica, sullo sfondo degli stermini nazisti, e rivela che essa porta in essa le parole di una saggezza eterna. Sobriamente, Emmanuel Lévinas ci riporta l’Uomo, ed una formidabile lezione di filosofia.
(Dalla quarta di copertina dell’edizione francese)
I due ultimi corsi professati da Emmanuel Levinas alla Sorbona durante l’anno universitario 1975-1976. Due corsi che sono come una glossa meditativa attorno ad alcune parole: Dio, la morte, il tempo.
In apertura, la morte e il tempo.
Per la prima volta, queste due nozioni che percorrono l’opera intera del filosofo sono lungamente esplicitate. Parallelamente, Levinas riprende la sua ricerca sul termine Dio, invertendo i termini della diagnosi Heideggeriana: allorché la filosofia ha confuso, fin dalla sua origine, Dio e l’essere, non è tanto il secondo che è stato dimenticato, è prima di tutto il primo che è stato eclissato.
Il compito del pensiero ritorna allora a liberare Dio dall’influenza metafisica.
Nel finale, questi due testi illuminano tre dei temi maggiori della riflessione d’Emmanuel Levinas.
Ma ritornano anche su altre nozioni fondamentali dell’opera: la responsabilità, Altrui, la pazienza, il Dire, la trascendenza, la testimonianza… (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese)
Con Alcune riflessioni sulla filosofia dell’Hitlerismo (1934), il primo intervento d’Emmanuel Levinas in seno alla Rivista Esprit indicava già la via di un’etica radicale contro la filosofia “limitata” che dava a vedere la spinta del nazismo in Germania. Questo dossier, articolato attorno cinque testi e incontri pubblicati fra il 1934 e il 1997, ritraccia il percorso di un filosofo preoccupato di dire tutto ciò che si può giocare allorché l’attaccamento al sé si ritrova disturbato dal faccia a faccia con altrui (Dalla presentazione del dossier pubblicata su www.esprit-presse.fr).
La questione d’ “Essere” è nel cuore della riflessione filosofica d’Emmanuel Levinas. Essa costituisce, da un lato, una critica radicale dell’ontologia fondamentale e della poetica del soggiorno, e dell’altro, essa sposta l’esperienza della soggettività dal soggetto verso la questione dell’identità ebraica, irriducibile secondo Levinas a ciò che chiama “Essere ebreo”.
Il dibattito sull’Essere ebreo è portato con degli accenti tragici del dopo guerra, nella misura in cui Levinas non separa mai l’esistenza ebraica dalla sua precarietà e dalla coscienza di un’identità marcata per sempre dalla Shoah.
Questo testo di una conferenza pronunciata nel 1982, l’anno della pubblicazione della raccolta Di Dio che viene all’idea, appartiene all’ultimo periodo e all’ultima maniera del filosofo. Prolungante l’ispirazione delle opere precedenti, afferma vigorosamente la radicalità che pensa, anteriormente a ogni morale, come “filosofia prima”.
Gli incontri presentati in questo volume sono stati registrati e diffusi da France-Culture nel febbraio-marzo 1981. Sono stati leggermente rimaneggiati e completati per la pubblicazione. Costituiscono una presentazione succinta della filosofia di Emmanuel Levinas, all’insieme della quale potrebbe senza dubbio convenire il titolo Etica e Infinito. I dieci incontri seguono lo sviluppo del pensiero di Levinas dai suoi anni di formazione fino agli articoli più recenti consacrati alla questione di Dio… (Dall’introduzione di Philippe Nemo).
Fra noi o l’esplorazione dei cammini del senso. Emmanuel Levinas ritorna su ciò che costituisce il centro del suo pensiero: la comprensione degli enigmi nella vicinanza dell’essere. Attraverso una serie di testi notevoli, che misurano gli assi tradizionali della sua riflessione, il filosofo definisce la natura della relazione etica che unisce ogni uomo al suo prossimo. Morale dell’amore, della sincerità, ma anche meditazione sulla saggezza e la responsabilità, considerazioni sul ruolo della filosofia, riesame dei diritti dell’uomo: è a un’immersione in profondità nella “relazione intersoggettiva” che il lettore è invitato. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
Con Fuori soggetto Levinas ritorna e approfondisce la sua riflessione sul nucleo duro della sua filosofia: la relazione con l’Altro. Meditazione superba che porta verso l’analisi dei Diritti dell’uomo e diritti d’altrui, un approccio singolare del Linguaggio quotidiano e della retorica senza eloquenza, o ancora de La Trascendenza delle parole. In cammino, il filosofo ritrova la traccia di quelli presso i quali ha fortificato il suo pensiero – Merleau-Ponty, Jankélévitch, Leiris, ma anche Martin Buber, Franz Rosenzweig o Jean Wahl. Una magistrale lezione di filosofia. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
Attraverso questo volume, che raggruppa dei testi d’Emmanuel Levinas (1905-1995), testé ancora introvabili, è veramente il confronto della metafisica e dell’avvenimento che si dà a vedere e a pensare. Alla confluenza della tradizione fenomenologica e del pensiero ebraico, l’autore di Totalità e Infinito, che ha giocato un ruolo così decisivo nella rivalutazione dell’etica in filosofia, dimostra – attraverso quindici articoli – che la riflessione filosofica è prima di tutto ed essenzialmente storica. Da “pensare l’hitlerismo” (scritto nel 1934) a “Esistenzialismo e antisemitismo”, e da “Quando Sartre scopre la storia santa” a delle analisi di testi di Husserl o di Jean Wahl, Emmanuel Levinas offre qui, al suo lettore abbagliato, l’estensione di un pensiero potente e curioso. Vi si troverà all’opera l’esigenza di un intellettuale senza pari che fu, pure, un insostituibile maestro del vivere.
"Il tempo è la limitazione stessa dell'essere finito o la relazione dell'essere finito a Dio? Relazione che non assicurerebbe pertanto all'essere un'infinitudine opposta alla finitudine, non un'auto-sufficienza opposta al bisogno, ma che, oltre soddisfazione e insoddisfazione, significherebbe il surplus della socialità… Il tempo e l'altro premono il tempo non come orizzonte ontologico dell'essere dell'essente, ma come modo dell'al-di-là dell'essere, come relazione del pensiero all'Altro."
Questo testo riproduce quattro conferenze fatte nel 1946 e 1947, sotto questo titolo, al Collége de philosophie fondato da Jean Wahl, luogo d'apertura nel quale si ritrovava, all'indomani della Liberazione, "la molteplicità stessa delle tendenze nella filosofia viva". Ripreso nella collana Quadrige delle Presses Universitaires de France, è regolarmente ripubblicato, prova che "questa maniera d'interrogare il tempo ci sembra esserne, oggi ancora, il problema vivente" osserva l'autore nella sua prefazione.
Dalla quarta di copertina dell'edizione francese.
Il presente Quaderno mira ad accompagnare questa avventura di pensiero cercando di manifestarne tutto il tranciante e tutto il vigore. Una parola sullo spirito che ha presidiato la sua elaborazione. Gli studi che lo compongono hanno tutti fatto l’oggetto di un “comando” elaborato a partire da un piano prestabilito che s’è adesso trasformato in sommario. A questi “comandi”, ognuno ha ben voluto rispondere in maniera da “adempiere al suo contratto” – che tutti ne siano qui ringraziati – ma ognuno l’ha fatto secondo la sua maniera propria, senza mascherare o “mettere fra parentesi” la sua propria sensibilità filosofica né le interrogazioni che l’animano. Da cui l’estrema libertà e l’estrema diversità di tono che si troverà in queste pagine dove il momento della critica non ha creduto dover essere assente – e dove non doveva in alcuna maniera essere “censurato”, quando anche apparirebbe che l’opera ha in essa stessa i mezzi di rispondergli. Da cui, pure, l’andatura d’insieme di questo Quaderno, che non saprebbe in alcuna maniera confondersi con io non so quale Festschrift o “Raccolta offerta in omaggio” ma deve solamente essere preso per ciò che è: una raccolta di lavoro, un insieme rispondente con il lavoro del pensiero al lavoro di pensiero offerto da Emmanuel Lévinas. Il che era probabilmente l’unica maniera possibile di ringraziarlo. (Dalla presentazione di Jacques Rolland)
La comprensione della spiritualità nelle culture francese e tedesca fu redatta da Levinas in lituano poi pubblicata in luglio 1933 in una rivista intitolata Vairas, scomparsa al tempo della Seconda Guerra mondiale, e ritrovata per caso su uno scaffale della sala dei periodici dell’università di Vilnius.
Si diversi punti, l’analisi di Levinas si presenta come il simmetrico del testo apparso nel 1934 nella rivista “Esprit”, Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo, (Rivages, 1997). E’ a questo riguardo un fondamento decisivo per la conoscenza di questa grande opera filosofica, marcata in maniera indelebile dalla barbarie della Storia e dall’importanza accordata al rapporto all’altro uomo in quanto essere unico. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
Perché l’al di là del versetto? Perché i chiusi contorni dei versetti che si ritagliano nelle Sante Scritture hanno un senso ovvio che è anche enigmatico. Sollecitano un’ermeneutica chiamata a liberare, nel significato che consegna immediatamente la proposizione, quelli che vi si trovano implicati. I significati liberati sono senza enigmi? A loro volta, secondo altri modi, devono essere interpretati. E in ricerca d’insegnamenti nuovi d’incessanti ritorni all’ermeneutica si producono anche verso i versetti già interpretati, ma inesauribili. Lettura della Scrittura così sempre ricominciata: rivelazione sempre continuata.
Dei testi talmudici, per delle vie diverse, mettono in valore questo “al di là del versetto”. Le letture commentate da alcuni fra loro sono proposte qui, continuanti la serie di quelle che furono pubblicate ne le Quattro letture talmudiche e che seguirono altre letture nel volume intitolato Dal Sacro al Santo. A questi testi s’aggiungono nella nuova raccolta diversi studi che si riferiscono, essi pure, ai ricordi talmudici, ma trattano dei problemi speciali come la metodologia esegetica, dei punti della dottrina, di filosofia religiosa e d’attualità. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
La morte, il tempo: due nozioni fondamentali che percorrono tutta l’opera d’Emmanuel Levinas e che, per la prima volta, sono qui precisamente tematizzate. A partire da un dialogo serrato con due contemporanei di portata, Heidegger e Bloch, e alcuni dei grandi pensatori della tradizione, Aristotele, Hegel e Kant in particolare, il filosofo sviluppa una formidabile meditazione che propone di chiarire i rapporti annodati nella riflessione occidentale fra la morte e il tempo. Così, al passo heideggeriano che intende pensare il tempo a partire dalla morte, oppone l’idea che si può iscrivere la morte nel tessuto del tempo.
Questo volume raggruppa due testi fondamentali d’Emmanuel Levinas. Il primo, “Liberta e comandamento” data 1953 e s’iscrive in un periodo di grande fecondità filosofica, situato fra la pubblicazione di Totalità e infinito e quella di Dall’esistenza all’Esistente. Il secondo testo di questo volume, “Trascendenza e altezza”, data 1962. Emmanuel Levinas si sforza di mostrarvi a quali condizioni il rapporto etico è possibile e in quale misura è “l’ultimo significato” del rapporto con l’altro. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
Nell’articolo che rivelò il pensiero di Levinas al pubblico filosofico, Jacques Derrida ha scritto a proposito di Totalità e Infinito (apparso nel 1961) che lo sviluppo dei temi non vi era “né puramente descrittivo, né puramente deduttivo. Si svolge con l'insistenza infinita delle acque contro una spiaggia: ritorno e ripetizione, sempre, della stessa onda contro la stessa riva, dove eppure ogni volta riassumentesi, tutto infinitamente si rinnova e s’arricchisce.”
Così si potrebbe rendere conto dell’insieme dell’opera d’Emmanuel Levinas che, d’articoli in articoli e d’articoli in raccolte, elabora la sua “etica” come filosofia prima.
Il pensiero iniziale dell’infinito (venuto da Descartes e da Husserl) s’arricchisce in Levinas di determinazioni estetiche, linguistiche e politiche.
Dei concetti inediti sono affrontati dal filosofo: la fatica, il volto, la traccia.
Non solamente il tempo, il linguaggio ma anche lo spazio, il soggetto, la donna si trovano rimodellati secondo questo altruismo senza falla che è il marchio stesso del pensiero di Levinas. “Il soggetto che parla non situa il mondo in rapporto a lui stesso, non si situa puramente e semplicemente in seno al suo proprio spettacolo, come l’artista, ma in rapporto all’altro.”
Testi riuniti e presentati da Marie-Anne Lescourret.
(Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
I nomi di persone di cui il dire significa un volto – i nomi propri al centro di tutti questi nomi e luoghi comuni – non resistono alla dissoluzione del senso e non ci aiutano a parlare? Non permettono di presumere, dietro i propositi in perdizione, la fine di una certa intelligibilità, ma l’alba d’un’altra? Ciò che si termina, è forse, la razionalità legata esclusivamente all’essere portato dal termine, al Detto del Dire, al Detto trasportato dai sapori e delle verità a guida d’identità invariabili, integrantesi all’Identità autosufficiente di un essere o di un sistema, perfezionato, perfetto, ricusante o inglobante le differenze che sembrano tradirlo o limitarlo. Intellegibilità che arriva all’apoteosi nell’ultima identità “dell’identico e del non-identico”, affermato da Hegel che probabilmente segrega la filosofia dello Stesso e dell’immanenza o l’onto-logia.
Un “amatore”, purché sia attento alle idee, può trarre, anche da un avvicinarsi superficiale di questi testi difficili – senza i quali non c’è più giudaismo ma di cui fin dall’approdo il linguaggio e gli interessi sembrano così estranei che noi, ebrei di oggi, abbiamo qualche pena a rivendicarli -, delle suggestioni essenziali per la sua vita intellettuale, su delle questioni che inquietano l’uomo di tutte le epoche, cioè l’uomo moderno.
E. L.
(Dalla quarta di copertina dell’edizione francese)
… E’ quindi permesso riprendere questi testi, adesso che l’autore non è più qui per autenticare la sua parola, se si vuole parlare con i termini di Totalità e Infinito? Si è in diritto di risponde positivamente a questa domanda, e per tre ragioni:
“Storicamente”, questa pubblicazione permette di meglio conoscere l’evoluzione del pensiero, particolarmente in un periodo-cerniera attraverso cui si passa dall’ultima alla post-ultima epoca.
“Filosoficamente”, essa permette di meglio comprendere la nozione dell’essere che va dal C’è di Dall’esistenza all’esistente (1947) all’essenza di Altrimenti che essere e all’essanza degli scritti immediatamente posteriori.
“Filologicamente”, essa è giustificata dal fatto che l’inflessione che la caratterizza serve in qualche maniera da punto di partenza in almeno un testo, “Ermeneutica e al di là” (1977), autentificato dalla sua inserzione in Da Dio viene all’idea (1982), l’ultima raccolta filosofica perfettamente edificata dall’autore.
(Dagli Avvertimenti di Jacques Rolland.)
Una serie di studi notevoli per contornare da più vicino l’insegnamento filosofico di Emmanuel Levinas. Tutte le dimensioni dell’opere sono analizzate dai migliori specialisti. L’etica, l’estetica, le letture talmudiche, la concezione dell’infinito, la riflessione sul Male, la questione dell’intersoggettività, la nozione di responsabilità…
Una maniera anche d’avvicinare i testi maggiori del filosofo, come Totalità e Infinito, Altrimenti che essere o Umanesimo dell’altro uomo, e di chiarire i legami che il suo pensiero intrattiene con i grandi maestri della tradizione: Spinoza, Hegel, Freud, Husserl, Heidegger, Rosenzweig.
Da
Élisabeth de Fontenay, Marx Richir, Jean-Louis
Chrétien, Jacques Traminiaux, Michel Haar, Alain Finkielkraut, Miguel Abensour…
Un Quaderno de l’Herne eccezionale, che invita all’incontro di una delle figure più notevoli della filosofia contemporanea.
Numerosi testi di Emmanuel Levinas.
(Dalla quarta di copertina dell’originale francese)
Il Talmud è la trascrizione della tradizione orale d’Israele. Libera dalla tradizione scritta tutto il suo senso, tutti i suoi sensi. Dei sensi molteplici – ma non arbitrari – ronzano nel suo proprio dire. Lungi d’essere una raccolta di testi “edificanti”, il Talmud è lotta intellettuale e apertura ardita sui problemi, anche i più irritanti. La sua saggezza, la sua mira sono universali. Dietro il “bizantinismo apparente dei certe formule e certi temi – che è linguaggio di spiriti ipercritici pensano velocemente – si nasconde un’attenzione estrema al reale. (Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
Né raccolta d’omaggi né opera di scuola, questo piccolo volume non ha niente di sistematico, e non offre più una introduzione al pensiero e all’opera d’Emmanuel Levinas. La sua ambizione è altrove: dare il luogo, e il momento, di un incontro – a diverse voci. Con un uomo prima di tutto, Emmanuel Levinas, uno dei più importanti filosofi di questo tempo, che risponde ad alcune domande nel quadro di un incontro; con i libri questo uomo in seguito, come ci ritornano nel movimento di cinque letture esigenti e belle, condotte rispettivamente da Catherine Chalier, Paul Ricœur, Stéphane Mosès, Guy Petitdemange e Marc Faessler. (Dall’introduzione di Jean-Christophe Aeschlimann).
Gli studi riuniti sotto il titolo di Scoprendo l’esistenza con Husserl e Heidegger riflettono il primo incontro con la fenomenologia e attestano le speranze delle prime scoperte. Non abiamo creduto doverli ritoccare ristampandoli. Anche le pagine che vi riguardano Heidegger, relative a Essere e tempo – e in cui niente dell’ultima filosofia di Heidegger non è ancora preso in considerazione – sono stati così lasciate senza cambiamento. Ma abbiamo aggiunto alla presente riedizione alcuni studi recenti consacrati a Husserl sotto il titolo di Commentari nuovi. Essi traducono una riflessione ritornante frequentemente all’opera husserliana per cercarvi delle ispirazioni, anche quando essa se ne separa. Le nozioni husserliane d’intenzionalità e di sensibilità – per nulla semplici, né neppure sprovviste d’equivoco, né neanche di mistero, suscettibili d’accreditare fino all’idea di una intenzionalità senza tematizzazione – ci sembrano offrire delle possibilità ancora irrealizzate. L’idea di un condizionamento trascendentale secondo il quale si scaglionano entità e cose – aldilà (nel culturale) e aldiqua (nella sensibile) dell’atto strettamente intellettuale – promette, in guisa d’analisi intenzionale, una nuova maniera di passare da un’idea all’altra. Queste ricerche hanno infine reso possibile alcuni altri saggi sui quali si conclude la presente raccolta. Sono gli Scorci, progetti di cammini più sinuosi.
(Dalla quarta di copertina dell’edizione francese).
La riflessione di Maurice Blanchot sull’arte e la letteratura ha le ambizioni più alte. L’interpretazione di Hölderlin, di Mallarmé, di Rilke, di Kafka, di René Chair, che dà nella sua ultima opera (Lo spazio letterario) va più profondo che la critica più vigorosa, l’opera si situa nei fatti al di là di ogni critica e di ogni esegesi. (Da “Lo Sguardo e il poeta”).
Esponente le nozioni fondamentali della filosofia fenomenologica di Husserl, questo libro – uno dei primi – ha contribuito a farlo conoscere in Francia. Sprigiona queste nozioni a partire da una teoria dell’intuizione che è una teoria della verità. La verità equivale alla manifestazione – in originale – oltre immagini e parole – delle “cose stesse”, a loro apparire “in carne e ossa”. La fenomenologia sarebbe un “ritorno alle cose stesse” e l’analisi del loro essenziale “mostrarsi”.
Le nozioni husserliane principali sprigionate nel presente studio – basate sulle opere pubbliche da vivo del filosofo -, permettono d’accedere e alla sua opera postuma, così importante, e alle ricerche dell’insieme del pensiero del nostro tempo, così profondamente influenzata, nella sua problematica, i suoi dibattiti e il suo linguaggio, dalla fenomenologia.
"Si converrà facilmente che importa al più alto punto sapere se se non si è vittima della morale. La lucidità - apertura dello spirito sul vero - non consiste nell'intravedere la possibilità permanente della guerra? Lo stato di guerra sospende la morale; spoglia le istituzioni e gli obblighi eterni dalla loro eternità e, da allora, annulla, nel provvisorio, gli incondizionati imperativi. Proietta in anticipo la sua ombra sugli atti degli uomini. La guerra non si ordina solamente - come la più grande - fra le prove di cui vive la morale. La rende derisoria."
Testo decisivo, Totalità e Infinito figura fra le opere maggiori della filosofia del XX secolo.
Dalla quarta di copertina dell'originale francese.
Si troverà in questo volume il testo di una conferenza che tratta dell’intellegibilità del Trascendente, conferenza che si vuole rigorosamente filosofica. Essa precede la registrazione di un incontro interconfessionale dove il senso le aperture della tradizione religiosa dell’Occidente e delle sue Scritture sono prese sul serio (…). In tutta libertà vi furono evocate, su dei temi teologici, delle vedute e delle domande, dei progetti e delle testimonianze. La preoccupazione di attingere nelle proprie fonti ed esperienze, di restare fedele a sé, associato al desiderio della prossimità e di una certa costatazione dell’avvicinamento
(…) Noi pensiamo che la parte filosofica che apre questa piccola raccolta fa eco a un’esigenza spirituale antichissima alla quale non cessavano di rispondere i filosofi. Essi non erano chiamati a dare la sicurezza della scienza all’insicurezza essenziale delle vie aperte dalla Rivelazione che occorre correre ai suoi rischi e pericoli. Facevano intendere una voce di cui occorre aver trattenuto il timbro prima di ascoltare la Rivelazione, timbro familiare o a priori, timbro che occorre quindi sapere riconoscere per osare affidarsi alla parola articolata.
E.L.
(Dalla quarta di copertina dell’edizione originale)
Reinventare l’umanesimo.
Ritrovare il senso dell’umano.
E per pervenirvi, ridefinire delle nozioni semplici:
L’Altro, l’amore, la libertà, la responsabilità
Umanesimo dell’altro uomo chiarisce sui grandi temi del pensiero di Emmanuel Levinas
Torna ai progetti di traduzione.